Differenza tra ansia e paura

La paura può essere intesa come la valutazione automatica di una minaccia o di un pericolo percepito ora. L’ansia, invece, è un sistema di risposta più complesso che coinvolge fattori cognitivi, emotivi, comportamentali e fisiologici e che riguarda una minaccia futura.

Ecco un esempio: paura è quella che sperimenti davanti a un cane di grandi dimensioni che ti abbaia contro senza museruola. L’ansia, invece, è quella che sperimenti rispetto alla possibilità (del tutto ipotetica) di poter incontrare un cane di grande dimensioni, aggressivo e sprovvisto di museruola che ce l’ha proprio con te.

Nonostante possa limitare o peggiorare la vita quotidiana di chi ne è affetto, la paura fa parte della natura umana: è il risultato dei preparativi messi in atto dal nostro organismo davanti a ciò che viene avvertito come un pericolo.

 

Nella storia dell’uomo, questo istinto è stato fondamentale per difendersi da animali feroci e popoli ostili, poiché i cambiamenti che avvengono nel nostro corpo durante uno stato d’ansia ci preparano naturalmente alla lotta o alla fuga.

Oggi, in un’epoca in cui non dobbiamo più lottare contro leoni o pirati, la paura svolge ancora lo stesso importante ruolo: metterci in allerta quando ci troviamo di fronte a una situazione potenzialmente rischiosa. Quando è moderata può tornarci utile rendendoci più reattivi agli stimoli; ma una sua comparsa troppo violenta o prolungata può dare luogo a malesseri insostenibili che dobbiamo necessariamente affrontare e risolvere.

I disturbi d’ansia più diffusi sono:

  • Disturbo di panico (“attacco di panico”), con o senza agorafobia
  • Disturbo d’ansia generalizzato
  • Ansia o fobia sociale
  • Fobie specifiche

Come si manifesta l’ansia?

L’ansia può presentare sintomi diversi da persona a persona, ma alcune caratteristiche sono condivise e caratterizzanti.

Tra i sintomi più comuni troviamo:

  • pensieri ansiosi (“farò una figuraccia”, “non sarò all’altezza”, “mi sentirò male”…)
  • emozioni ansiose (paura, timore, ansia)
  • sensazioni corporee alterate (tensione muscolare, respirazione veloce, battito cardiaco accelerato, sudorazione profusa, sensazioni di svenimento, vertigini…)
  • comportamenti alterati (agitazione, aumento/diminuzione dell’appetito, evitamento delle situazioni che generano ansia…)

 

Spesso assistiamo alla costruzione di un vero e proprio circuito di ansia e tensione crescente, perché ognuna di queste reazioni influenza l’altra facendo peggiorare rapidamente la situazione. Quando i sintomi dell’ansia persistono per un periodo di tempo lungo e ripetuto parliamo di Disturbo di Ansia Generalizzato (GAD), mentre se si verificano picchi di panico brevi, improvvisi e intensi ci troviamo in presenza del Disturbo di Panico (con attacchi di panico).

In ogni caso, la risposta più comune di fronte a qualcosa che ci spaventa e ci fa stare male è scappare, ma il sollievo che otteniamo grazie all’evitamento è solo temporaneo: a lungo andare, affrontare la situazione da cui fuggiamo sarà sempre più difficile.

Per questo motivo è importante prendersi cura di sé e rivolgersi tempestivamente a un terapeuta.

Cause dell’ansia patologica

L’ansia patologica ha differenti  motivazionI. È possibile avere una predisposizione genetica familiare ad essere ansiosi, può esserci un’influenza derivante dall’educazione ricevuta, oppure lo stress causato da un importante cambiamento nella propria vita (la perdita del lavoro, un trasferimento, un lutto, un incidente, la nascita di un figlio), o addirittura una bassa autostima. Questi fattori interagiscono tra di loro in maniera e in misura diversa, e si esprimono in modo singolare da persona a persona.

La ricerca empirica ha dimostrato l’esistenza di una trasmissione familiare dei disturbi d’ansia e di una vulnerabilità genetica che porta alla loro insorgenza. È stato inoltre dimostrato che le donne, rispetto agli uomini, sono maggiormente predisposte allo sviluppo di tali disturbi perché risentono maggiormente delle emozioni negative.

Un normale stato d’ansia può trasformarsi in ansia patologica attraverso quattro semplici passaggi:

  1. L’individuo valuta in modo erroneo le situazioni, vedendo una minaccia anche dove questa non corrisponde alla realtà;
  2. L’ansia inizia a compromettere diversi aspetti della vita (es. difficoltà a utilizzare i mezzi pubblici per raggiungere il posto di lavoro, o sensazione di disagio quando si è in un luogo affollato);
  3. Lo stato d’ansia persiste nel tempo e porta l’individuo a rimuginare su minacce di pericoli futuri senza avere prove che possano verificarsi. Si pensi a tutte le volte in cui si è preoccupati, ad esempio, di provare nuovamente le sensazioni esperite durante l’ultimo attacco di panico o si sperimenta un’intensa paura anche in assenza di reali stimoli minacciosi;
  4. I segnali in grado di scatenare le risposte di paura sono molto più lievi rispetto a quelli capaci di condizionare gli individui non ansiosi.

Quando l’ansia diventa patologica, il disturbo psicologico può avere delle gravi ripercussioni sulla qualità della vita. Chi ne soffre, infatti, tenderà sempre di più a evitare le situazioni e le persone che le spaventano, limitando in maniera crescente la propria vita privata e professionale.

Il trattamento dell’ansia

I disturbi d’ansia possono essere curati attraverso il trattamento farmacologico e il trattamento psicologico (supportato anche da libri di auto-aiuto).

Il trattamento farmacologico è efficace, ma spesso i disturbi d’ansia si ripresentano nel momento in cui la somministrazione viene interrotta. Tra i trattamenti psicologici, invece, la terapia cognitivo comportamentale si è dimostrata la più valida nella cura dei disturbi d’ansia.

 

Il terapeuta aiuterà il paziente a conoscere e riconoscere l’ansia patologica e i suoi sintomi fisici, poi lo supporterà nell’acquisizione degli strumenti necessari a interrompere il ciclo di tensione crescente attraverso l’individuazione dei pensieri ansiosi e l’insegnamento delle tecniche cognitivo-comportamentali per contrastarli (analisi dei pensieri disfunzionali, esposizione graduale, problem solving).

Nel corso della terapia, inoltre, il paziente apprenderà tecniche di rilassamento e di corretta respirazione molto efficaci per diminuire l’impatto delle sensazioni fisiche dell’ansia.

Disturbo di panico

Cos’è un attacco di panico?
Un attacco di panico è un episodio di ansia acuta e improvvisa che si manifesta con sintomi quali tremore, dolore o fastidio al petto, sudorazione, sensazione di soffocamento, sensazione di asfissia, di sbandamento, di instabilità, di svenimento, tachicardia, paura di morire, sensazioni di torpore o di formicolio, paura di impazzire o di perdere il controllo, nausea o disturbi addominali, sensazioni di irrealtà, di stranezza, di distacco dall’ambiente, vampate o brividi. In genere, le crisi di panico non durano più di 10 minuti.

 

Ciò che caratterizza il disturbo da attacchi di panico (DAP) è il verificarsi di attacchi ripetuti e percepiti come inaspettati, ovvero non causati da una particolare situazione. Un attacco di panico, ad esempio, può insorgere “a ciel sereno” durante le più banali attività quotidiane, come guidare o fare la spesa. Tra un episodio e l’altro, il soggetto viene assalito dalla paura che possa ripetersi un altro attacco, per cui spesso mette in atto una serie di evitamenti (es. non utilizzare mezzi pubblici e non allontanarsi da casa) per il timore che possa ripetersi un altro episodio di panico. Il disturbo sembra essere più comune nelle donne rispetto agli uomini e colpisce tra l’1 e il 2% della popolazione. Tuttavia, singoli attacchi di panico sono più comuni.

Come si curano gli attacchi di panico?

La letteratura scientifica ha ripetutamente dimostrato l’efficacia della terapia cognitivo-comportamentale in presenza di DAP.
In alcuni casi, associare alla psicoterapia cognitivo-comportamentale una terapia farmacologica permette di ottenere risultati migliori. Tuttavia i farmaci agiscono soltanto sui sintomi ansiogeni e non intervengono sulle cause del disturbo, per cui il solo trattamento farmacologico potrebbe risultare inefficace.

La terapia cognitiva persegue un duplice scopo:

  • rendere più controllabile l’attacco di panico, lavorando sui circoli viziosi che lo alimentano e sui comportamenti disfunzionali messi in atto per far fronte al disturbo. Uno dei meccanismi base del DAP, infatti, è la paura della paura, ovvero il timore dei propri segnali corporei che indicano la presenza di una minaccia;
  • rendere il disturbo più comprensibile agli occhi della persona inserendolo all’interno del suo contesto relazionale ed emotivo. In questo modo il disturbo diverrà gradualmente meno “estraneo” e acquisirà un significato per la persona, la quale guadagnerà maggiore consapevolezza del proprio modo di vivere determinate emozioni e situazioni.
Quando ci si rende conto di soffrire di attacchi di panico è importante consultare uno specialista al più presto, in quanto il cronicizzarsi del disturbo rende più complesso l’intervento terapeutico.

Ansia generalizzata

Cos’è l’ansia generalizzata?
Essere preoccupati per problemi quotidiani come denaro, salute o difficoltà familiari è un’esperienza comune. Chi soffre di un disturbo d’ansia generalizzato, tuttavia, vive queste preoccupazioni con un’ansia più intensa e più duratura del normale, e non riesce a far fronte alle limitazioni causate dai sintomi. Inoltre, spesso le preoccupazioni arrivano a riguardare anche tematiche e situazioni che non giustificano l’ansia eccessiva provata dalla persona.

 

Dal punto di vista diagnostico, chi soffre di disturbo d’ansia generalizzata (DAG) prova, per almeno sei mesi, eccessiva ansia e preoccupazione durante la maggior parte della giornata. Quest’ansia, che si estende a varie tematiche, si manifesta con sintomi quali irrequietezza, senso di fatica, irritabilità, difficoltà di concentrazione, tensione muscolare e problemi del sonno. Nella popolazione italiana, il DAG colpisce circa il 5% della popolazione.

Quali possono essere le conseguenze del disturbo d’ansia generalizzata?

Chi soffre di DAG può scegliere pericolose strade di autoterapia, come uso di alcol o farmaci. In questi casi il disturbo d’ansia generalizzata presenterà complicanze legate a questi estremi (e dannosi) tentativi di gestione del malessere, favorendo lo sviluppo di dipendenze che aggraveranno il quadro clinico. Inoltre, il DAG spesso può associarsi a reazioni depressive più o meno importanti.

È importante quindi riconoscere il proprio disturbo e parlarne con uno specialista al più presto, cosi da evitare circoli viziosi che renderanno più complesso il lavoro terapeutico.

Qual è la terapia più efficace per il disturbo d’ansia generalizzato?

In caso di DAG la farmacoterapia può essere utile, ma non risolutiva. La formula di trattamento più efficace sembra essere la combinazione di psicoterapia e farmaci, sebbene talvolta anche la sola  psicoterapia possa risultare decisiva. In ogni caso, la scelta della strategia deve necessariamente essere calibrata in base alla situazione del singolo paziente a fronte di una valutazione clinica effettuata dallo specialista.

L’approccio psicoterapeutico che si è dimostrato più efficace per il trattamento del DAG è quello cognitivo-comportamentale. Questa forma di trattamento si concentra sui pensieri, le ruminazioni e i comportamenti del paziente allo scopo di aiutarlo a individuare pensieri più funzionali e meno ansiogeni così da non aver bisogno di mettere in atto i comportamenti che alimentano il mantenimento del disturbo. Un altro obiettivo della terapia sarà quello di aiutare il paziente a comprendere meglio le emozioni critiche che generano il disturbo.

Fobie

Cos’è una fobia?
La fobia è definita come la paura intensa derivante dall’esposizione a una specifica situazione o a un oggetto. La sola idea di trovarsi in presenza dell’oggetto o della situazione legati alla fobia è sufficiente a provocare un’ansia marcatasproporzionata rispetto al pericolo reale.

Per poter parlare di un vero e proprio disturbo, la fobia deve interferire con la normale vita sociale e lavorativa del soggetto o rappresentare di per sé un forte disagio.

Le fobie possono avere come oggetto animali (es. cani, api, ragni), eventi naturali (es. temporali, buio), situazioni specifiche (es. luoghi chiusi, ascensori, aerei), sangue-iniezioni-ferite.

Nel caso di fobia sociale o ansia sociale è doveroso partire da premesse particolari, che verranno esposte successivamente.

 

Qual è l’origine delle fobie?
Le fobie possono originare da eventi traumatici, sub-traumatici o dall’esposizione a un modello (es. genitore) che presentava la stessa fobia. Nel primo caso, ad esempio, rientrerebbe la paura di guidare dopo aver subito un incidente. Nel secondo, la paura dei ragni dopo averne trovato uno sulla propria gamba. Nel terzo, la paura per le api dopo aver ripetutamente assistito al proprio genitore reagire con ansia intensa a quella situazione.

Come sconfiggere una fobia?

Di norma, il trattamento delle fobie non è particolarmente insidioso.

La cura più efficace consiste in una terapia cognitivo-comportamentale che utilizzi tecniche convalidate come la desensibilizzazione sistematica, una tecnica che consiste nel portare il paziente ad estinguere gradualmente la risposta ansiosa legata all’oggetto fobico associando esposizioni progressive a tecniche di rilassamento.

Ansia sociale o Fobia sociale

Sentirsi agitati prima di affrontare una situazione pubblica, come parlare di fronte ad un gruppo di persone o salire su un palcoscenico, è qualcosa che accomuna gran parte delle persone. Allo stesso modo, la timidezza è un tratto condiviso da moltissimi individui.

Per chi soffre di ansia sociale, però, il relazionarsi con persone estranee comporta un disagio estremo e sproporzionato. Il soggetto colpito vive le situazioni sociali o prestazionali con vera e propria paura, nel continuo timore di ricevere giudizi negativi da parte degli altri.

Pur riconoscendo l’irragionevolezza di queste reazioni, l’esposizione alle situazioni sociali temute provoca in genere forte ansia e talvolta persino veri e propri attacchi di panico. A queste ansie e paure fanno spesso seguito evitamenti.

 

Questo disagio comporta una diminuzione della qualità della vita relazionale e interferisce invariabilmente con le normali attività del soggetto (lavoro, scuola, famiglia…).

Una delle caratteristiche centrali della fobia sociale è la paura di sentirsi umiliati nel momento in cui gli altri dovessero notare l’imbarazzo o l’impaccio. Difatti, dal momento che l’ansia sociale si esprime spesso con rossore in volto, difficoltà nei movimenti, tremore etc., queste manifestazioni aumentano il senso di vergogna della persona.

Una delle priorità per chi soffre di questo disturbo è quella di apparire in maniera positiva agli occhi degli altri. L’ansia, quindi, insorge nel momento in cui il soggetto di rende conto della possibilità di non riuscire in questo intento.

Come si cura l’ansia sociale?

Ad oggi, la terapia cognitivo comportamentale è il trattamento più efficace per la cura della fobia sociale.

L’approccio si basa sulla graduale esposizione alle situazioni temute: il percorso, affrontato con l’aiuto di un terapeuta esperto, si rivela una strategia terapeutica molto utile ed estremamente efficace. Inoltre, la terapia cognitivo-comportamentale ci permette di lavorare sia sui pensieri che insorgono nelle situazioni sociali (e che condizionano il soggetto), sia sulle emozioni poco articolate e tollerate.

Rispetto al trattamento farmacologico, il trattamento con terapia cognitivo-comportamentale presenta un minor numero di ricadute e un’efficacia a lungo termine maggiore.

QUALIFICHE

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iscrizione n. 1946 del 21/10/2009

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da luglio 2018

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da giugno 2018

Consulente Psicoterapeuta
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