È questo il tema scelto in occasione della Giornata Mondiale della Salute Mentale 2021 (WFMH), una ricorrenza importante che ancora pochi conoscono ma che esiste già dal 1992, quando fu istituita dalla Federazione Mondiale per la Salute Mentale e riconosciuta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Oggi i nostri feed si affolleranno di hashtag creati ad hoc per l’evento, di post divulgativi e racconti personali di chi conosce bene il potere della condivisione. Ma tu che stai leggendo quest’articolo: conosci il significato di salute mentale? Ne parli mai in casa, in famiglia, con amici e colleghi?

Perché sui social è più semplice: bastano una bella foto e un aforisma, digitare l’hashtag del giorno e pubblicare. Parlare di salute mentale dietro uno schermo e un nickname ci fa sentire in qualche modo meno esposti.

Ma torniamo alla realtà perché è proprio al di qua degli schermi che se ne parla ancora troppo poco e quando conosciamo poco o niente un argomento, questo tende a diventare un tabù, qualcosa di cui vergognarsi e dunque da censurare. Perché infondo ancora crediamo che sia solo una ristretta minoranza ad aver bisogno di una psicoterapeuta e perché più in generale, la cosa non ci riguarda.

Andiamo per ordine: per salute, l’Organizzazione mondiale della Sanità, intende “uno stato di benessere fisico, psichico e sociale e non semplicemente assenza di malattia e infermità”, ragion per cui esiste ed è riconosciuta una stretta interdipendenza tra salute fisica e mentale (mens sana in corpore sano, lo dicevano anche gli antichi romani).

Eppure i nostri tempi di reazione ad un disturbo fisico sono ben diversi rispetto ad un disturbo psichico, a volte perché proprio fatichiamo a riconoscerlo. Ne consegue che quando ci fa male un dente corriamo dal dentista il prima possibile mentre se soffriamo d’ansia, è necessario un attacco di panico prima di rivolgerci ad una specialista.

Ma quando finalmente decidiamo di affidarci ad una specialista, sperimentiamo un’inerzia generale di partenza che scaturisce da almeno tre fattori:

  • il primo deterrente è sicuramente lo stereotipo della psicologa (“Chi non sono”) che nell’immaginario collettivo “strizza i cervelli” e cura i “matti”. E nessuno vuole essere “matto” , giusto?
  • Il secondo è il supporto poco consistente da parte del sistema sanitario: quando la decisione è matura e il paziente chiede di essere indirizzato da una specialista, c’è una generale e diffusa disinformazione (che a volte può mascherare un certo scetticismo). È assente la visione del funzionamento di ogni persona dal punto di vista bio-psico-sociale. E se non c’è nulla di organico allora non c’è patologia.
  • Ultimo ma non meno importante è l’aspetto economico: la sanità pubblica offre alcuni servizi per la salute psicologica come reparti di psichiatria, neuropsichiatria infantile, SERT ma soddisfa purtroppo solo una parte delle richieste, spesso con tempi asincroni con il problema e intervenendo solo su alcune specifiche patologie.

Questo ultimo punto ci riporta dritti dritti al titolo, che non a caso è il tema scelto per questa Giornata Mondiale della Salute Mentale 2021 e che vuole puntare il dito su una questione ormai urgente: sostenere le spese di una psicoterapia è accessibile solo a una ristretta cerchia di persone mediamente o altamente benestanti. Peccato però che la salute mentale riguarda trasversalmente tutti e tutte, senza preferenze di genere o classe sociale. Non solo: quando trascurato, il malessere psichico pregiudica fortemente la qualità della vita personale, sociale e lavorativa di chi ne soffre. Può gravemente compromettere Il modo in cui queste persone percepiranno se stessi e il modo in cui vivranno le proprie relazioni affettive e amorose. In sostanza, ne dipenderà quel benessere psichico e sociale che, insieme al benessere fisico, determinano la salute di ogni individuo.

Questa discriminazione sanitaria è stata resa ancor più evidente dalla pandemia dalla quale stiamo tuttora cercando di uscire: abbiamo perso amici, familiari, colleghi e non li abbiamo potuti nemmeno salutare. Per mesi abbiamo vissuto nell’incertezza lavorativa ed economica e abbiamo sperimentato un isolamento sociale forzato mai conosciuto prima d’ora.

Ci siamo dovuti adattare ad una situazione di disagio globale in costante evoluzione (e involuzione) che ha messo tutti a dura prova. E non tutti avevamo o abbiamo gli strumenti per poter identificare e gestire la frustrazione, la solitudine e la tristezza provocate dalla pandemia.

Questa crisi mondiale non ha risparmiato nessuno e non possiamo più far finta di niente di fronte a disuguaglianze sociali, economiche e sanitarie sempre più evidenti.

La Giornata Mondiale della Salute Mentale vuole offrire un’occasione per riflettere e continuare (o in alcuni casi iniziare) a parlarne. Non solo con un post e un hashtag, non più dietro ad uno schermo e un nickname.

Soprattutto in casa, con i nostri genitori e i nostri figli, con i nostri amici e i nostri colleghi.

Perché è in casa che inizia la salute mentale.

Parlandone senza tabù, senza vergogna.

E oggi possiamo iniziare.

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